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La psicoterapia sistemico relazionale, orientamento teorico a cui faccio riferimento, guarda al sintomo nelle sue implicazioni di tipo individuale, di coppia e familiare. L’attenzione della teoria sistemica relazionale si rivolge all’individuo inserito all’interno dei propri contesti relazionali significativi, “luoghi” in cui possono nascere e mantenersi condizioni di sofferenza.
Il sintomo acquista una grande visibilità e possibilità di essere compreso nel momento in cui si riescono a costruire delle significative connessioni tra il mondo interiore, più profondo del singolo individuo (emozioni, premesse, dialogo interiore tra diverse parti del sé ecc.) con il suo contesto relazionale significativo (nucleo familiare di appartenenza, famiglia di origine, sistema amicale o lavorativo ecc.).
Il percorso terapeutico tende a potenziare le risorse presenti nel paziente attraverso un processo di co-costruzione che vede coinvolti terapeuta e paziente. Gli aspetti terapeutici vengono stimolati in seduta, ma il vero contesto in cui il cambiamento può avvenire e può trovare consolidamento è nel periodo tra una seduta e l’altra, nella “vita reale” dell’individuo, coppia o famiglia che potranno consolidare gli elementi di crescita e di sviluppo verso una condizione di benessere stabile nel tempo.
La relazione terapeuta-paziente assume un ruolo fondamentale come strumento di cambiamento e di sviluppo, relazione che viene a svolgersi all’interno di un clima sereno, empatico e favorevole alla libera espressione di sé, senza momenti di giudizio o di manipolazione da parte del terapeuta.
Le diverse tecniche psicoterapeutiche utilizzate mirano non solo ad eliminare il sintomo, ma anche a far acquisire al paziente quel grado di autonomia, di fiducia in sé e nelle proprie risorse in modo da evitare che si crei un rapporto di dipendenza dal terapeuta.